Il flusso...

Il flusso dei pensieri di una mente è un turbinio di emozioni e di sensazioni.
Io osservo la realtà e la descrivo, così per come è filtrata attraverso i miei occhi, la mia mente, il mio cuore, così per come la vedo io.

sabato 24 dicembre 2011

E Natale sia

Mentre fra poche ore saremo pronti a lanciarci su tavole imbandite, tra parenti più o meno digeribili, ma comunque immersi nel calore familiare, della festa, della gioia, della serenità vissuta fino in fondo, penso a tutti quelli che stasera, meno fortunati, resteranno da soli, soli nella loro solitudine.
Natale è in genere la festa più attesa, soprattutto dai bambini, ma talvolta è anche la più sofferta.
Tanta gente stasera sarà sola, lungo una strada, chiuso in carcere o in una comunità, in attesa. Magari circondata da altra gente, ma comunque sola.
In attesa che qualcosa cambi, in attesa che qualcuno arrivi, oggi o domani.
Penso ad Ismail, per esempio, che detesta le vacanze di Natale perchè sarà costretto a vagare per le strade della più usuale movida panormitana, per liberarsi prima possibile delle sue odiose rose, mentre intorno a lui, tutto sarà una festa, mentre dentro certe case, per altri bambini, si consumeranno gesti usuali  magari non sentiti, di classica routine natalizia. Non è sempre così, non deve per forza esserci indifferenza o ipocrisia nel rito dei festeggiamenti, ma di certo c'è poca consapevolezza della sfortuna altrui.
Io so solo che stasera penserò a lui e a tutti quelli che non hanno la fortuna di esser fortunati, alla bellissima signora dagli occhi azzurri e il viso rugoso, che siede, ogni giorno, piova o sorrida il sole, davanti alla vetrina di un negozio di via Terrasanta e che comunque sorride sempre o  a quella coppia, che ogni sera, si avvolge dentro le coperte, usando a turno, il corpo del compagno per cuscino, o a quell'omone, che da anni ormai, siede coi suoi teneri cuccioli accanto al Teatro Biondo di Palermo o a quei bambini i cui genitori non han potuto regalare quanto desiderato; ebbene si per quanto a volte faccia male guardare in faccia la realtà, pensate, almeno per un istante, che stasera sarà Natale anche per loro.
Auguri

domenica 11 dicembre 2011

"Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prim'ancora che i corpi si vedano".

"Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prim'ancora che i corpi si vedano.
Generalmente, essi avvengono quando arriviamo a un limite, quando abbiamo bisogno di morire e rinascere emotivamente. Gli incontri ci aspettano, ma la maggior parte delle volte evitiamo che si verifichino. Se siamo disperati, invece, se non abbiamo più nulla da perdere oppure siamo entusiasti della vita, allora l'ignoto si manifesta e il nostro universo cambia rotta".
Condivido a pieno le parole di Coelho. A volte, certi incontri ti cambiano la vita, per davvero.
Quel 12 maggio 2009, se non avessi conosciuto Leda, tante cose sarebbero state diverse. Mi sarei sentita un'anima solitaria, nella mia ricerca di giustizia e di solidarietà per un tema così difficile come quello delle madri detenute e dei bambini da 0 a 3 anni reclusi insieme a loro, disgraziatamente.
Mi sarei sentita un fiume in piena, pronto ad uscire dal suo letto, ma senza troppe speranze di trovare un attracco. E invece, io l'ho trovato.
Non dimenticherò mai la Sua umiltà e la sua enorme disponibilità. Il fatto che non vivessi a Roma, mi ha tristemente condannato a non poter mai "sperimentare" quei sabati di uscita coi bambini di Rebibbia, come Lei mi invitò a fare, quando sarei stata disponibile.
Io non conoscevo Leda, quando La incontrai; avevo saputo dell'associazione tramite gli  articoli di quei giornali che avevano lodato la Sua attività e le Sue iniziative.
Chiesi un incontro con qualche volontario che mi portasse dentro quel mondo, ancora lontano dalle righe dei manuali che si limitavano a descrivere situazioni teoriche senza riscontro pratico. E Lei, invece, proprio Lei fu disponibile ad incontrarmi. E questo non lo dimenticherò mai.
Perchè, grazie al Suo enorme e prezioso contributo, la mia affannosa ricerca verso un mondo più equo e più giusto ha preso corpo e ha rivelato un'Anima. Perchè grazie a Lei, ho compreso a fondo un mondo per me sconosciuto. Grazie a Lei, ogni giorno, tantissime donne, disgraziate e in fondo "vittime" di questo triste mondo, trovavano speranza di rinascita, speranza di vita. E noi le siamo grati, e le saremo grati per sempre.
Da parte mia, continuerò a far baccano e a far in modo che i riflettori non si spengano, ma che si vada avanti, sempre più in là.

martedì 6 dicembre 2011

Ciao Leda,

Era nata per combattere.
Sin da quando era piccolina, era nata per combattere e brillare.
E da oggi brillerà lassù in alto.
Fino all'ultimo, si era recata in carcere. Perchè Lei, Leda Colombini, aveva dedicato tutta la Sua vita alla lotta per la giustizia sociale e alla rivendicazione dei diritti più controversi. E una gran parte della Sua esistenza alla battaglia per i diritti delle detenute madri e dei figli minori, da 0 a 3 anni, costretti a vivere in carcere con loro, per un reato non commesso.
Lei, non era solita voltarsi indietro, Lei affrontava le ingiustizie e il dolore della povera gente e li scrutava fino in fondo e metteva anima e corpo per cancellarli, fino all'ultimo.
Con quel suo sguardo così bello e profondo, regalando emozioni, fungeva da "guida" per quelle anime "disperse", tenendo  viva la speranza di fuoriuscita dal circuito penitenziario; con le sue belle mani, toccava il dolore della gente, lo permeava di amore, affetto e di istinto protettivo e trasformava la sciagura e le sventure altrui in sane prospettive di recupero sociale.
Lei portava avanti la Sua battaglia per la libertà di questi piccoli innocenti e la porterà ancora, fino in fondo.
Se è vero che dentro le sbarre, ci sono tutt'oggi, in tutta Italia, circa 70 bambini "detenuti" con le proprie madri, a molti di loro, la nostra Leda, ha già restituito pezzi di libertà, regalando loro, ogni sabato, da tantissimi anni ormai, insieme a tutti i volontari e le volontarie di "A Roma insieme", tutto quello che un normalmente un bambino di quella età dovrebbe avere per "diritto": un sorriso, un respiro di aria pulita, una festa in famiglia, una gita a mare o in montagna, un abbraccio caloroso.
Ciao Leda,

sabato 26 novembre 2011

Noi figli delle Sig.re Fabbriche...

Se oggi, accadesse a me, alla mia famiglia, quello che sta accadendo ai lavoratori di Termini e non solo, il nostro, il mio, futuro lavorativo già altalenante, sarebbe ancora più arido, vuoto, ancora più incerto.
Un tempo, quando l'apertura di nuove fabbriche creava nuove garanzie di crescita economica, di sviluppo, di emancipazione sociale, di ricchezza, di giustizia sociale, il lavoro era considerato una risorsa, la risorsa più nobile per eccellenza, perché con quello, avevi e guadagnavi tutto; senza quello perdevi ogni cosa.
Oggi, dopo ben 41 anni di attività, più o meno intensa, quel sogno, il sogno di tantissimi lavoratori, che avevano trovato la felicità, in quello scorcio di costa siciliana, deturpata per bisogno di mercato si è infranto.
Gli stanno togliendo il futuro, hanno detto, pensando e parlando non solo per loro, ma soprattutto per quei figlioli, che prima di ogni cosa, senza la sicurezza del lavoro dei loro padri, non avranno la certezza del vivere e del mangiare, non potranno andare all'università, non potranno aspirare al salto di "qualità".
Non stupitevi, anzi vergognatevi per il dolore di questi uomini, padri e nonni, che non accettano il determinismo di scelte imposte dall'alto. Non gioite dell'avvicinarsi del Natale, perché le loro tavole non saranno più bandite a festa, se nelle loro case ad essere bandito sarà il lavoro.
Non state lì a pensare che tanto non vi tocca, perché non oggi può darsi, ma domani, potrebbe capitare a voi, di correre incontro al vostro papà e di vederlo non più ricoperto del "grasso" del nobile lavoro di tutta una giornata, con chiazze qua e là, nere, scintillanti nel blu o nel beige di una tuta ma solo nel suo dolore, privo di stimoli e soprattutto senza la sua più grande ragione di vita, il lavoro onesto.

domenica 13 novembre 2011

Buongiorno Italia

Stavolta è successo per davvero.
L'incubo è finito. 
Ce ne siamo davvero liberati?
Non so, perché per sradicare 17 anni di insano berlusconismo dalle "case" degli italiani e dalle loro formae mentis non bastano un pomeriggio segnato dalle dimissioni e l'inizio delle consultazioni, non bastano i voti perduti e i "pentimenti" avvenuti.
Non basta un sospiro di sollievo e una buona dose di incredulità.
Ci ha accompagnato prima per tutta l'infanzia con i suoi spot che invadevano lo spazio dei  cartoons, invitandoci a "ricordare" ai nostri genitori di andare a votare; poi ha invaso le nostre cassette della posta obbligandoci a sgualcire tra le mani un opuscolo sulla fantastica storia di un italiano "vero", uno "che si era fatto da sé", da ammirare e rimirare, attaccato al senso della famiglia e alle sue creazioni: imprese, giornali, squadre di calcio e le sue "care" televisioni.
Quelle che avrebbero dovuto chiudere i riflettori tanto tempo fa e che invece, in questi anni, hanno continuato a macellare quei brandelli di intelligenza che ci erano rimasti e che per fortuna non hanno contaminato proprio tutti.
Ha continuato a perseguitarci in tutti questi anni, con le sue false promesse, bugie e apparenze.
Ha affascinato e stregato, per carità, non tutti fortunatamente.
Ha pagato, comprato e riscosso; ha mentito, ha pensato e fatto di tutto per poter sopravvivere, ma stavolta non ce l'ha fatta.
Il suo sogno si è spento.
E in noi si è riaccesa la speranza e la voglia di riprenderci quest'Italia ferita, tradita, maltrattata, logorata, abbandonata e troppe volte inerme, altre volte straordinariamente reattiva.
Tutto era cominciato quel pomeriggio di una domenica di febbraio, il 13 per l'esattezza, quando un'ondata di donne e non solo, giovani, adulti e bambini, si erano riuniti nelle più importanti piazze d'Italia e del mondo per dire no alla tanto ostentata mercificazione della donna e all'elogio del carrierismo facile, alle conquiste senza sacrificio e sforzo, a quella abominevole ondata, lanciata dall'ex primo ministro, che riduceva le figure femminili ad acquirenti, a titolo gratuito, di favori senza alcuna dignità.
Poi aveva continuato ad espandersi, quel forte vento democratico, irradiando altre piazze: dapprima le elezioni comunali di città come Milano e Napoli e poi  i 4 referendum del mese di giugno, altro forte segnale di democraticità.
Ripenso ancora a quella piazza Bourse di Bruxelles e a quel cartello: Basta con le Berlusconneries!
Forse non tutti si sono resi conto, in tutto questo tempo, del male che ci ha cagionato e dei drammi e danni cui ci ha condannato.
Adesso, occorre rimboccarsi le maniche, occorre ricostruire questa nostra società in ogni suo settore.
Noi giovani abbiamo bisogno di riavere speranza e di sentirci utili in qualche cosa, abbiamo bisogno di pensare che i nostri sacrifici non vadano più ogni giorno ignorati e perduti.
Pensiamo che sia giusto oggi restituire a tutti noi dei saldi punti di riferimento: il primo, lo abbiamo sempre avuto e in questi giorni, ci ha dimostrato di avere a cuore, con l'oculatezza delle sue scelte e la responsabilità della Sua istituzione, il presente, passato e futuro dell'Italia; gli altri, spero che emergano pian piano e ci guidino verso i massimi gradi di una nuova sana e concreta democraticità.



lunedì 7 novembre 2011

Panta rei: tutto scorre

Io stento a credere che siamo nelle ore decisive.
Mi chiedo cosa succederà domani e tutta l'Europa se lo sta chiedendo.
Può darsi, che come al solito, non succeda proprio niente, che si apri come al solito la furtiva compravendita di voti di improvvisi devoti o apparenti tali e che tutto resti fermo, anzi nemmeno più; è più probabile che tutto crolli, come già sta accadendo da tante ore.
Tutti stanno aspettando l'8 novembre 2011,  e per tutti intendo l'intero mondo politico, finanziario e anche quella parte di mondo "reale", tutti noi compresi, cittadini,  lavoratori, disoccupati, sfollati, terremotati, donne, anziani, bambini, gli onesti, le vittime di questo infame Governo, le vittime di questo triste mondo.
Ci vuol coraggio ad esaltare gli eletti del clubbino che possono ancora darsi al ristorante, scambiandoli per una bella maggioranza.
Ci vuol pazienza a sopportar l'indifferenza, quando hai 8 anni, sei appena scampato ad un'alluvione e rimarrai per sempre, ogni notte e ogni mattino, al risveglio, tormentato da una sola immagine in compagnia di un amaro sentimento di impotenza e senza la tua mamma.
Stavolta, stiamo assistendo al dipanarsi della metafora di un'Italia ormai stanca.
Stavolta,  non c'è stato spazio per l'affannosa ricerca della gloria e per il grido dei proclami; stavolta non abbiam visto alcun tentativo di mercificazione del dolore altrui e di oltraggio alla memoria.
Stavolta, come diceva oggi Le Monde, "è finita, Silvio, hai smesso di aggrapparti".
Questa volta, mentre la gente annegava senza alcuna possibilità di seconda chance, nè di godere dei "benefici" dei tanti sospirati e concessi condoni, non ci sarà niente che potrà arrestare quest'onda anomala, questa forza dirompente della natura. E anche lui ne è rimasto vittima.
Tutto scorre e non c'è rimedio, o despota,  né alla crudeltà della natura né all'intelligenza dell'uomo.
Tutto scorre lasciando i resti, i detriti, spazzando via non solo ciò che è bello e buono ma a volte anche ciò che di più marcio c'è.

martedì 1 novembre 2011

Il puzzle impossibile

Sembra che raccogliere i pezzi e cercare di assemblarli tutti insieme, sia diventata un'attività impossibile, senz'altro scomoda.

In verità, nessuno vuole più farlo perché le parole hanno preso il sopravvento e queste ci rendono forti, per dire il vero, ma non risolvono nè i nostri dilemmi, nè tantomeno i problemi.

E allora come si fa a raccogliere i pezzi e a fare un bellissimo puzzle, quando tutto sembra sfaldato e sfocato.
Non è così facile, come quando da bambino, ti regalavano un puzzle, anche di 1000 pezzi e tu ti dedicavi corpo e anima a quell'unico obiettivo. La verità è che si son perduti gli obiettivi e non si pensa più nemmeno agli strumenti per raggiungerli. Quelli poi, devi fabbricarteli da solo. Almeno questo ho imparato.
E allora, come si fa a cercare di assemblare i pezzi, quando non riesci a trovare dei capisaldi.

Come si fa a non sentirti solo e tristemente povero, aggrappato solamente alle tue idee e valori, quando non sai dove sbattere la testa, perchè non hai più un lavoro e non puoi più riavercelo. O probabilmente non ce lo avrai mai. Senza poi pensare alla fatidica "pensione".
Che sarà mai, o forse non ci sarà mai.
Come fai ad avere fiducia nelle istituzioni, quando sanno produrre solo e semplicemente chiacchiere?
Noi, giovani e meno giovani, vogliamo risultati e felicità.
Ci ripetono in continuazione che i precari sono la loro priorità; ma non è vero.
Davvero pensano a noi, quando tutti questi soggetti si rintanano nei loro appartamenti di lusso, con arredamento rigorosamente moderno o sfrecciano nelle loro automobili super lussuose.
Davvero si degnano di occuparsi di noi quando sanno solo ricevere e mai dare?
Smettetela di raccontarci storie, perchè a quelle nemmeno credono più i bambini.
Siamo solo dei poveracci, derisi dal mondo intero e rinchiusi nell'immobilismo delle nostre paure.
Non è pessimismo, ma solo realtà.
E allora mi consolo pensando a questi versi che ridanno senso alle nostre piccole abilità:
"Amica cara amica speranza
parti da qui dalla mia stanza
e vola sali più alto della paura
che ci corrode che ci tortura
e vaiiii
corri più della paura
che ti corrode che ti consuma e vola
io lo so che lo sai fare
e niente ci potrà fermare più".
Si chiamano sogni e noi ci crediamo ancora.

domenica 16 ottobre 2011

Oltre i limiti, ogni limite, sempre più in là

Questo mondo, il nostro, sta precipitando sempre più oltre i limiti.
Non si capisce più cosa accade e come mai e cosa si può fare per evitarlo.
Perchè si può e si deve sempre far qualcosa. 
E così mentre il mondo attorno a me è ancora ferito dalla ferocia impazzita di un pomeriggio romano, in cui il tutto è stato sconvolto da altre cose, io sono finalmente in pace, seduta al tavolino di un bar. 
Ed eccolo là, pronto a schiacciare, inconsapevolmente, il mio "privilegio" con le ali della sua libera schiavitù.
Lo vedo, anzi lo vediamo, solo, con le sue rose e il suo viso, quasi nascosto dietro quel cappellino scuro. 
Non vuole soldi stavolta, certo se arrivano ben vengano! Ma lui è ancora un bambino e ha fame. 
E solo lavora ogni sera fino alle 2.
Si vede che è un bambino, non solo per la sua corporatura minuta, ma perché ben presto gioisce felice di fronte ad un kebab. Ma lui è nello stesso tempo anche un adulto perché stanotte, questa notte, in cui tutti si godranno l'euforia di un sabato qualunque, lui lavorerà. Sia oggi, che domani. E non è finita qua. 
Si vede che è anche adulto, perché ben presto, all'apparire di un amico del padre, si nasconde quasi, spaventato di esser visto. La sua colpa? Mangiare un kebab. 
A dieci anni, anzi nove e mezzo, non dovrebbe accadergli questo. 
Ma tutti se ne fregano, molti lo cacciano; altri, qualche volta offrono una rosa alla gloria di una fidanzata distratta, troppo distratta per poter vedere chi c'è là davanti a lei, a porgli quella rosellina.
Tutti intorno a me si stupiscono di questo bambino presto seduto al nostro tavolo a mangiucchiar.
Strano mondo, quello che non si stupisce se un bambino lavora, ma si disturba se lo vede mangiar ad un tavolo mentre lo fa.
Oltre i limiti, sempre più in là.
Mi dice che va bene a scuola e che ogni sera lavora fino alle 2. "Ma non ti addormenti in classe?" gli chiedo.
E lui, mi dice che gli piace andare a scuola ma lui "lavorare, deve lavorare".
Ha solo nove anni ed un'infanzia già spezzata.
Ma che importa a questi qua?
E così, ogni tanto lo guardo, gli parlo, altre volte alzo gli occhi per evitargli l'imbarazzo dello sguardo fisso su di lui e penso alla miseria di un mondo triste ad arido che finge di non vedere altro che le futilità, che evita di sbattere la faccia contro la miseria delle persone, che non punisce chi condanna un povero bambino che è costretto ogni sera a lavorare. 
Poco importa quale sia il flusso dei miei pensieri, lui ben presto si alza e se ne va. 
E resto là, impotente, a chiedermi se un giorno tutto questo cambierà e se non ci abitueremo a recidere le ali a questo nido di piccoli indifesi. Oltre i limiti, ogni limite, sempre più là.






    

sabato 24 settembre 2011

La coltre della sofferenza e dell'indifferenza

Ho sempre trovato che la classica paura dell'uomo nero inculcata ai bimbi per impedire loro di far monellerie, pari a quella del lupo sotto il letto o dietro le porte fosse squallida e poco originale.
Mia madre queste storie non me le ha mai raccontate.
Semmai mi ha insegnato a non avere mai paura di nulla e soprattutto a guardare con passione e a trattare come amici tutti, e ancor più le persone più indifese e in difficoltà. Mi ha insegnato anche, che a seconda dalle circostanze, tragiche o avverse che siano, non bisogna mai voltarsi  indietro.
Oggi, guardo cosa combina questa madre patria mia nei riguardi dei figli di mamma Tunisia e non solo, e sono afflitta dalle vertigini, e da disgusto misto ad atrocità. Ho un dolore nel petto che mi fa sentire sconfitta ed amareggiata.
Penso alla sofferenza di questi uomini, donne e bambini che non abbandonano di certo la loro terra come se partissero per una vacanza, perchè il rischio della vita durante una traversata in mare aperto e sconfinato vale più di una vita segregata in una terra schiava.
Penso che questi poveracci, liberi nell'indole ma schiavi di circostanze di vita contrastanti al loro volere, hanno sopportato gravi sofferenze e terribili vicissitudini, violenze e persecuzioni, nell'intento di raggiungere un ulteriore scoglio di libertà. E le persecuzioni non sono finite. Una decisione simile tra l'altro ha costi altissimi.
La sensazione e la fatica di dover lasciare tutto, con tutti o quanti più familiari al seguito, per andare verso l'infinito di un mare altalenante deve essere devastante per le loro menti e per i loro corpi.
La traversata deve esserlo ancor di più. Perché nel frattempo, se hai avuto la chance di farcela, c'è chi non è sopravvissuto ed è finito in pasto ai pesci. E così  devono averne visti tanti di fratelli inghiottiti dal profondo blu. O massacrati dai bastoni della disperazione.
Quando giungono nelle coste del Mare nostrum sono già devastati e dilaniati. Sono di passaggio tra la vita e la morte o viceversa.
Poi arriva il c.d. "respingimento". Una condizione terribile per chi la vive.
Le nostre leggi infatti dicono di respingere come clandestino chiunque sia entrato illegalmente nel territorio italiano.
Leggi sbagliate. E questo anche la Corte di giustizia EU lo ha detto. E lo sanno, anche quei feroci legislatori privi di senno e di senso umano.
Solo che continuano a fare mosse sbagliate e azioni disumane e a violare i diritti dei migranti.
E così piuttosto che continuare ad infangare l'immagine di una gloriosa isola che pullula di turisti scatenati, è meglio che questi uomini neri, tolgano il disturbo e vengano ammassati su navi in affitto.
Così l'isola tornerà libera e loro torneranno ad essere schiavi.
Perchè preoccuparsi di altro. Perchè ostinarsi a credere che questa società non ha fallito tutto, nel momento in cui ha venduto i diritti umani alla mercè di politicanti irresponsabili.
Perché elogiare lo spirito di intraprendenza e di ribellione di uomini schiavi solo perché non hanno avuto la possibilità di nascere in paesi civili e democratici.
E noi non stiamo più solo a guardare, ma stiamo anche continuando a fare loro del male.

lunedì 29 agosto 2011

In nome di Libero...

Era un uomo libero, di nome e di fatto, ma fu lasciato solo.

Questo è un fatto, anzi la realtà di una Palermo di inizio anni novanta e di un'Italia della stessa età, che anzichè accogliere il grido di libertà di un imprenditore, un lavoratore onesto e coraggioso, lo abbandonò, senza muovere un dito.
E così altre mani, ebbero la meglio; proprio quelle che lo trucidarono, senza alcuna pietà, senza nessuna umanità, in una mattina di fine estate.
Lui ci aveva provato a far sentire la sua voce, a chiedere aiuto, nonostante la "chiusura" di quei tempi ma non lo ascoltarono. E perchè mai avrebbero dovuto distaccarsi dal coro, quando era più facile far entrare in scena un unico Deus ex machina, la morte violenta e liberarsi di quel dolce soffio di pura onestà che costituiva la sua essenza e che animava il suo parlare. E così Palermo assistette inerme e fu facile pensare che lui, quell'uomo Libero, venisse presto dimenticato.
Oggi, 29 agosto 2011, mi guardo intorno e scopro che qualcosa è cambiato rispetto a quella data, di cui io non ho alcun ricordo.
Tante coscienze  ma soprattutto teste e anime armate di coraggio, passione e aiuti solidali, hanno mosso braccia, gambe, cuore, dita e hanno invertito la tendenza di una parte del consumo siciliano, rendendolo Libero o provando a combattere quella fitta rete di omertà che spesso nasce in te senza che tu riesca a capirlo o a liberartene. E so che non è facile.
Io stessa, che lavoro ogni giorno cercando un pò di libertà e di giustizia in questo mondo, a volte penso che non esista proprio; mi guardo intorno e la sera, quando metto la testa sul  cuscino, mi sento sopraffatta da un tremendo senso di impotenza e dall'impressione che non si faccia mai abbastanza per cambiare.
Cambiare modo di pensare, atteggiamenti di vita, conformazioni mentali, date per scontato, senza alcuno spirito di criticità. Oggi, penso a quell'uomo Libero e mi dispero all'idea che non ci sia più.
Ci ha lasciato comunque le sue tracce, la sua anima gemella, che negli anni ha proseguito il suo lavoro e i suoi nipoti. Noi dobbiamo pretendere di essere tali.

domenica 28 agosto 2011

Bella mia...

Ti ho guardata e rimirato, in queste settimane, gioiendo con compiacenza della tua illustre bellezza.

Così limpida, calda, accogliente, incontaminata, per certi versi; così squallida, torbida e vecchia in altri tratti.
Quante persone ti vengono a far visita felici, ridenti come il sole che ti illumina; quante altre se ne vanno scettiche e titubanti, convinte che non torneranno più. Altri invece, partiti speranzosi, non arrivano nemmeno a destinazione.

Poco importa quale stato d'animo aleggi, ma chi ti tocca con mano più o meno curiosa, spesso esita a lasciarti andare. Eppure, quanti, soprattutto giovani, figli suoi o di altri, ne respinge, ostinandosi a restar sempre la stessa.
Segno di forte personalità? Non sotto certi aspetti, perchè seppur ribelle su alcuni fatti, resta spesso dominata per definizione.

Dominata e posseduta da così tanta incuria, ignoranza e arretratezza,  che lo slancio e il dinamismo trovan spazio solo in parte.

E tu, cara Sicilia, così bella e soleggiata, sembri oggi destinata a perdere tutti i più bei fior.


martedì 5 luglio 2011

Non toccate Faber!

Oggi leggo che il mio più grande poeta e cantautore di tutti i tempi viene addirittura definito "poco originale" da una rivista.
Ciò merità molto più di una semplice rivolta perché chi infrange il "mito" De André, chi non sa leggere i suoi codici e udire le sue gioie e lacrime cantate sempre con poesia, calore umano e verità, non ha capito nulla dei suoi testi e tantomeno della sua genialità.
Senza dubbio, aveva tanti difettucci ed era pervaso da eterne confusioni, perdizioni, debolezze; ma in fondo era solo un essere umano anche se con una grande qualità, anzi almeno due: franchezza e grande sensibilità.
E questo è quello che più conta nella vita perché la chiave per capire il mondo sta nel comprenderlo e raccontarlo, nel conoscerlo in tutte le sue sfaccettature, soprattutto quelle che non piacciono.
Ciò che mi ha sempre colpito nelle sue parole e nella sua musicalità è sempre stato il coraggio di dare voce a tutti gli esseri di questo triste mondo, i "dimenticati" della società, i più deboli affranti dalle ingiustizie e abbandonati da tutti gli altri .
E poco conta che questo "borghesuccio" in realtà fosse politicamente confuso o fosse semplicemente un "cazzaro" e mica un santo! Ciò che noi ameremo sempre e non dimenticheremo mai è che lui c'era in quei momenti in cui avevamo bisogno di dolci parole o violenti moniti, lui sapeva sussurrarci tutto il suo sapere e attenzionare con coraggio tutto quanto di terribile o di bello e autentico ci fosse intorno a noi.

Lui ci ricordava che non esiste quel mondo perfetto che vogliono farci credere ci avvolga, che siamo tutti uguali e diversi nello stesso tempo e che anche se carenti di qualcosa, siamo pur sempre degli esseri umani, pensanti e con dei sentimenti.
Da La Città vecchia: 
"Se tu penserai, se giudicherai
da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni più le spese
ma se capirai, se li cercherai fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo".

domenica 26 giugno 2011


Viviamo sommersi da stereotipi e compromessi.
A volte mi chiedo dove sia finita l'autenticità degli esseri umani.  Sembrano tutti più propensi a farsi la guerra e ad attaccarsi tra loro, piuttosto che sorridere, svelarsi e scoprire insieme il vero valore dell'amicizia.
Si è persa di vista l'essenzialità delle piccole cose, la gioia di vedersi, denudarsi, conoscersi. Tutto approda verso la superficialità e nulla di più. Ti sanno solamente "inquadrare" in base a come ti vesti, a quello che sembri, a quanto vali economicamente; sono pronti a fare un click per scoprire "tutto" su di te, sul tuo mondo o su quello che appare come tale. E il resto non conta nulla.
Per fortuna non son tutti così, ma gran parte delle persone che popolano questa società pensano solo a quantificare e mai a riqualificare.
Conosco esseri che nemmeno ti ascoltano e che credono di sapere tutto di te.
Solo perché non sei come loro, perché non vai in giro a ostentare il tuo ultimo acquisto o il tuo ennesimo " enorme" problema, magari inesistente, alla luce dei fatti o rispetto alla mole dei tuoi.
Viviamo sommersi dall'egoismo e nessuno sembra accorgersene. C'è gente che crepa perché non ha un lavoro, non ha famiglia, non ha amici e loro pensano solo a se stessi. Non tutti, ma in tanti.
É proprio vero, come disse Antoine de Saint- Exupéry che "i grandi amano solo le cifre".
Gli uomini del nostro tempo hanno può darsi bisogno di "essere addomesticati",  educati a "creare dei legami".
E allora mi tornano in mente quelle frasi, così autentiche e così attuali.

Dal libro "Il piccolo principe":
"I grandi amano solo le cifre.
Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: "Qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?" Ma vi domandano: "Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?" Allora soltanto credono di conoscerlo".

domenica 19 giugno 2011

Tutti in piedi!

In questi giorni, mi sono ricordata di quanto sia importante non lasciarsi annebbiare la mente da problemi e malesseri e di come sia doveroso alzare la voce, tenere la schiena dritta e alzare la testa, soprattutto quando ti sembra tutto più difficile. Mi sono ricordata che non bisogna permettere a nessuno di piombare nei tuoi sogni per tranciarli e distruggerli.
Ricordata si, perché nel corso di questo mese, mi è sembrato che volessero farmi assopire nella loro caotica inerzia, dilaniando il mio essere e annientando tutte le mie difese. Perché si sa, chi ha una forte personalità, va reciso di tutte le sue energiche potenzialità, assopito e assimilato agli altri.
Del resto, in questi anni, come si è ripetuto più volte negli ultimi giorni, non aspettavano altro che continuare a creare dei "prodotti" tutti uguali, isolati e non pensanti che acconsentissero sempre a tutto.
E così, ci si aspettava che tutti questi "poveri" lavoratori in rivolta, perché rimasti senza alcuna risorsa, se non quella delle loro famiglie e dei loro cari, si appiattissero nel limbo dei loro problemi  e abbandonassero ogni capacità reattiva. Del resto, da quando gli operai, i saldatori o i pastori sardi sono coscienti ed esseri pensanti e parlanti? Da quando la nostra società li tiene in considerazione?
Così si credeva che quando un Ministro della Repubblica (più che altro mezzo) partecipasse ad un convegno, nessuno dovesse più osare porre delle domande, perché superflue, perché inutili, perché le voci "degli altri" non contavano più nulla.
E ancora, si pensava che quando l'Università di Palermo organizzasse un convegno sulle prospettive delle "carriere ONU" e si raggiungesse il numero "massimo" (per loro) di presenze nella storica aula magna di uno dei più bei palazzi della nostra città, gli "altri", quei poveri 20 giovani, giunti in ritardo non certo per scelta, nè per volontà, dovessero semplicemente accettare di aver trovato i cancelli chiusi, perchè "a causa di motivi di sicurezza", non c'era più spazio per loro.
Al massimo c'era sempre il sito da consultare; del resto un monologo, per giunta non vis-à-vis è sempre preferibile al dialogo. Crea meno problemi.
E in fondo si aspettavano che il geniale invito del Primo Ministro di andare a mare anzichè a votare, fosse accolto con gioia e con stupore e con consenso soprattutto.
E infatti gli italiani hanno detto si ma per dire no. E vorrei dire a chi ha creduto che la vera ribellione si attuasse col non-voto che è necessario vivere in una società democratica perchè si possa godere di diritti e che l'anarchia o l'astensione sono pure illusioni. Il referendum è uno degli strumenti di iniziativa popolare previsti dalla nostra Costituzione per garantire libertà di scelta e democrazia.
Allora smettete di fruire di quei pochi "servizi" offerti dalla società, spegnete il pc, il frigo, smettete di usare l'automobile e di pagare l'affitto, non acquistate nè vendete più nulla.
Uscite da questa società in cui pensate che non serva più a nulla votare.

sabato 4 giugno 2011

L'abbandono...

In questi giorni, da qualche settimana, un terrore sconcertante ha annebbiato le nostri menti e le nostre orecchie.  Quattro bambini, in pochissimo tempo, sono stati abbandonati in auto dai loro genitori o da un genitore soltanto.
Così i quotidiani e le tv hanno cominciato, come al solito, a bombardarci con excursus di profili ritraenti genitori "perfetti", ripetendo che si trattasse di buoni o bravi genitori.
Fino a stamattina, ho letto che due gemellini di 11 mesi sono stati abbandonati in auto dai genitori che erano talmente affrettati all'idea di andare a giocare alle slot machines, da dimenticarli là, in macchina.
Fortunatamente, una signora attirata dai pianti dei bimbi ha avvertito la polizia, impedendo il protrarsi di una tragedia.
Questa volta è andata bene, anche se nei confronti dei genitori è stato ovviamente aperto un procedimento per abbandono dei loro piccoli.
Altre volte, è andata male, perchè nessuno, proprio nessuno e tantomeno il genitore, si è accorto o semplicemente "ricordato" della precedente azione di abbandono.
Non serve a nulla commentare o criticare, ma è ovvio che queste gravissime tragedie ci lasciano allibiti.
Ci lasciano una sconvolgente sensazione di impotenza  e di rabbia, un susseguirsi di sofferenze e vuoto, perchè in questo caso non ci interessa affatto che si trattasse di un buono o cattivo genitore ma constatiamo con dolore la tragedia e non troviamo più parole, nè tantomeno lacrime.
Hanno anche detto che "Poteva capitare a chiunque".

Ma dico, vi rendete conto di quello che trasmettete?
Si dimentica un bambino e si pensa solo a scusare il genitore?

Cosa resta della nostra società se non siamo più in grado di arrabbiarci quando va male e di guardare alla realtà, quando non è comoda...Sono tragedie e non ci sono parole consolatorie.

martedì 31 maggio 2011

Eppur si muove!

Quelle piazze, a Nord come a Sud, piene di persone raccolte in un unico grido di felicità, in sospiri carichi di speranza, pronte ad abbracciarsi e ad abbracciare la nostra povera patria indifesa, a coccolarla, a scivolare uniti nella festa, resteranno per sempre impresse nella nostra mente e nei nostri cuori.

Il 30 maggio 2011 è una data storica, una svolta soprattutto per quei giovani, come me, che da anni aspettavano di essere avvolti da questo bel vento di cambiamento.
Noi piccole grandi donne e uomini aspettavamo, da troppo tempo, invano, che qualcuno  levasse il capo, ci guardasse e reagisse!
E soprattutto ci ascoltasse! Non solo si "ridestasse" per noi, ma anche per tutte le generazioni che vivono nel nostro Paese, troppo spesso, luogo di stenti e di sconfitte giornaliere.

Ci auguriamo che l'arrivo di "giovani" e oneste menti, che vivono all'interno della società, tra i suoi problemi e le sue tristi realtà, aiutino tutti i cittadini bisognosi di valori, di civiltà, di dignità, di amore per la propria terra a superare questo tempo grigio e amorfo!
Ci auspichiamo che passi tra noi, persi e dispersi nelle nostre paure e nei mali del nostro continuo "sopravvivere", quell'acerba, pesante, sensazione che tutti gli altri nostri coetanei, altrove nel mondo, siano sempre in movimento e si alimentino dei loro desideri e dei loro sogni, e che invece qui, lentamente, si precipiti nel profondo, malsano, immobilismo.

lunedì 23 maggio 2011

Io mi ricordo, oggi, ieri e domani...

Avevo solo sette anni ma lo ricordo come se fosse ieri.
D'improvviso mandarono in onda l'edizione straordinaria del tg 1 e dissero che una personalità importante dall'identità ancora non accertata, era rimasta coinvolta in un terribile attentato nei pressi di Capaci.
Per il resto, ricordo un continuo susseguirsi di notizie per l'intero pomeriggio e sera, immagini e aggiornamenti in tempo reale che, come schegge, arrivavano alle nostri menti e ai nostri cuori e ci trafiggevano senza lasciarci fiato.
E così, dissero che il Giudice Giovanni Falcone era deceduto e con lui, sua moglie e i tre uomini della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani.
Spiazzati via, un sabato pomeriggio, da un boato tremendo, che li aveva ridotti in mille pezzi.
Vite spezzate perchè combattevano per affermare la legalità e la giustizia in una terra cieca e sorda, in un paese troppo compromesso e corrotto perchè scegliesse di salvarli.
Oggi, percepiamo forse un maggior senso di giustizia quando leggiamo che gli esecutori materiali di questa strage sono stati arrestati e etichettati con un "Fine pena MAI". Ma troppi misteri e tanti silenzi avvolgono ancora questa, come altre pagine di storia e di memoria italiana.
Tutti i bambini delle scuole, accorsi da tutta Italia, indossano oggi magliette con la scritta "Giovanni e Paolo, due italiani". 
Chissà perché, ma tutto ciò sembra sempre suonare come uno spot  o un semplice proclama dell'orgoglio italiano, accompagnato da sfilate di ben quattro ministri.
Come avvenne qualche anno fa, quando il nostro caro sindaco escogitò (o chi per lui) dei manifesti su fondo azzurro contraffatto con le immagini dei due giudici.
Tenere alta la memoria dei due giudici oggi, dimenticando domani quali sono i mali che generano il proliferare delle organizzazioni criminali e della mafia.
Sottacere e omettere. Tutte  armi che li uccidono ancora.

Certamente la presenza fisica conta quando è accompagnata da coerenza di pensiero ed azione, in tutte le piccole o grandi cose  che si compiono. 
Dobbiamo però scegliere da che parte stare: Non si possono onorare i magistrati oggi e dimenticarli domani.
I nostri due giudici   e le altre vittime di mafia come giudici, poliziotti, "semplici" cittadini vivono quando mettiamo in pratica idee di uguaglianza, giustizia ed educazione, quando lottiamo e fatichiamo per il bene della nostra città o terra madre, quando ripudiamo condotte e atteggiamenti prevaricatori che sono indice di malvagità .
Sono vivi nella misura in cui si elabora il dolore e lo si trasforma in una forza dirompente di energico cambiamento.
Sono trascorsi 19 anni e dopo che succederà?

martedì 17 maggio 2011

E il Re dov'è?

Tempo di cambiamento!

Non si è detto altro, nelle ultime 48 ore; minuti, secondi pervasi di sano stupore e grande frastuono, quello della vittoria o quasi, quello della gioia di dire basta e voler lasciarsi cullare dai tempi futuri e lasciarsi alle spalle quelli che furono!

Sono morti! sono morti! e non ci crediamo, anzi non ci abbiamo mai creduto alle loro farse e adesso, ora, che succede?
Succede che tanti, troppi, cominciano a non crederci, a non ascoltarli più ed è lì che soffia il dolce e forte vento del cambiamento!
E così, mentre  noi ci prepariamo a inseguire questo vento e a lanciarci, liberi, verso nuovi orizzonti, il Re è solo, nudo, muto e saranno inutili tutte le parole, vuote che si disperderanno nel vento perchè noi oggi siamo uniti e siamo più forti e speriamo solo di riemergere dal baratro in cui siamo caduti.

http://www.luigidemagistris.it/
http://www.pisapiaxmilano.com/

giovedì 12 maggio 2011

AMIA >> Non raccoglie, distribuisce....


Mercoledì 11 maggio 2011 alle 00.22 sulla corsia parallela a viale Regione Siciliana direzione Carini un pò prima di via Scobar.


Un camion della nostra cara azienda municipalizzata AMIA stava disperdendo il suo carico sulla via. Tra l'altro c'era un pò di traffico.
La raccolta differenziata è così : quello che non vogliono lo lasciano per strada ?

La pulizia della nostra città è assente.
Certa gente continua a buttare di tutto per strada, per esempio i dipendenti del Conad di via Valerio Rosso che portano i rifiuti del supermercato lungo la scuola media Leonardo Da Vinci.



Niente di più da dire, solo da piangere..........


mercoledì 4 maggio 2011

Ce ne sarebbe pure bisogno in Italia.

Ormai l'avvocato nei nostri bei paesi non corrisponde più all'immagine che abbiamo. Tutti credono che facendo l'avvocato si guadagna un bel pò.... Ma non è sempre vero !!!
Si verifica solo se hai il tuo studio e se hai delle cause. Ormai gli avvocati sono semplici dipendenti.
Alcuni avvocati hanno un fisso sotto la soglia della dignità (e quando sono pagati !!!).
Il gratuito patrocinio è rimborsato dopo 3 anni.

In Francia, dopo la riforma della "garde à vue" (l'arresto) che aumentava notevolmente la presenza degli avvocati durante queste 24 ore, "La cancelleria propone solamente un forfait di 300€ per 24 ore (150€ per una proroga) Il CNB (Conseil national des barreaux) chiede 366€"
Fino ad adesso, il pagamento era di 61€ per mezz'ora d'assistenza."

Per questo oggi sciopero nazionale degli avvocati in Francia....

http://www.francesoir.fr/actualite/justice/garde-vue-avocats-reclament-des-ajustements-98027.html

In Italia sarebbe tempo di pensarci....

martedì 3 maggio 2011

Tempi di cambiamento?

 Davvero interessante l'articolo di Ilvo Diamanti su Repubblica di oggi.

Come faranno adesso in tanti senza di lui,  Bin Laden, il guerriero senza né cuore né anima?
Io davvero mi sono chiesta se fosse mai esistito, se fosse sempre lui, se fosse ancora vivo.
Tutt'oggi, a volte e troppo spesso mi chiedo se è proprio e sempre vero, quel che voglion farci credere.
Appresi della sua esistenza l'11.09.2001 quando un pomeriggio di fine estate, immersa nel vortice delle terribili traduzioni di greco post-vacanze, qualcosa cambiò.
Il mondo occidentale si rese conto per la prima volta, dopo tanto tempo, di non essere più invincibile come credeva e tutti ci stupimmo nel contrapporre i due protagonisti di quello che sembrava un romanzo senza tempo: la storia del guerriero spargisangue nascosto in mezzo a campi e monti, in mezzo a capre ed arsenali  e quella del presidente spargisangue seduto in una scuola a legger storie di caprette. Tutto aveva l'aria inverosimile. Tutto sembrava confondere le nostre idee.
E così si è andati avanti per anni (sempre con le idee un pò confuse) trascinandosi una guerra che ha ormai soffiato ben 10 candeline e seminato morti ingiuste (quelle lo sono sempre) e macchiato il sogno della pace.
Ieri era Osama, prima fu Saddam, oggi è Gheddafi. Non sono certo icone per me come lo può essere un Obama, un Che Guevara, una Leda, un Nichi. Questi devono vivere, gli altri essere allontanati ma non dimenticati. E noi stiamo a guardare.
La fine di un ciclo, l'inizio di un altro. Segnali di cambiamento dove non si ode più il grido di parole come violenza, terrorismo e atrocità, ma si urlano e "si usano parole diverse", parole che evocano "la domanda di democrazia, libertà, lavoro".




http://www.repubblica.it/rubriche/bussole/2011/05/03/news/bin_laden_e_obama-15710202/?ref=HREA-1

lunedì 25 aprile 2011

Secondo me è vero che esiste un'Italia migliore!

Solo che a volte e ultimamente troppo spesso è spazzata via dalle angherie e dalle nefandezze dei peggiori e dei "maligni". Oggi si celebra la festa di Liberazione dalla dittatura nazi-fascista, in onore e in memoria del movimento partigiano che dopo l'armistizio del 1943 scelse di concentrarsi e di opporsi con tutte le sue forze al dilagare di quella forza dirompente ed corrosiva che stava spazzando via il nostro Paese dopo 20 anni di oppressione e di regime dittatoriale. Per questo è nostro dovere  e delle generazioni future non dimenticare!
Non dimenticare tutto il dolore e la sofferenza seminati, tutte le famiglie e popolazioni sterminate, tutti i poveri bambini rimasti orfani o trucidati, tutte quelle donne rimaste inermi, vedove, morte e spazzate via senza pietà, tutti quei giovani mandati a combattere e mai più ritornati indietro, quei padri che tornarono indietro ma non parlarono mai dei mali subiti, tutte le atrocità commesse nei campi di concentramento.
Come si può dimenticare? Ma soprattutto come si può evitare che queste situazioni si ripetano?
E oggi purtroppo certe prassi e nefandezze continuano, altrove magari o dentro casa nostra, dove si abbandonano i migranti in mare perché ci dà fastidio che vengano ad "affollare" il nostro caro mare pronto a "sfamare" le voglie di intrepidi turisti e ci disturba che si siano ribellati  e vogliano salvarsi da altre dittature, dove si lascia che l'irrazionalità di certe decisioni e non prima il cuore, poi la ragione e un lume di senso di giustizia sociale animino la nostra società, dove non c'è più solidarietà.
Dentro casa nostra, appunto, dove siamo pronti a sfruttare poveri migranti disperati solo per la raccolta delle arance o dei pomodori, nei campi bruciati dal sole, senza viveri né acqua, dove non c'è più dignità; noi che sfruttiamo giovani badanti senza futuro e le rinchiudiamo in casa solo per i bisogni dei nostri anziani o dei nostri bambini, senza offrire loro un adeguato raggio di diritti o di dignità di esistenza al di fuori dal "servizio" che ci offrono. Ci interessa solo che vivano nell'anonimato e che ci servano, tutto il resto non conta.
Oggi, ma anche domani e i giorni seguenti, devono segnare la liberazione delle nostre coscienze dai pregiudizi e dal senso del sopruso, l'affrancamento delle nostre azioni dalla logica del Re danaro e il riconoscimento di pari dignità a tutti.

Credo che Orwell avesse ragione quando ha scritto che "Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri", ma almeno proviamo a rifiutare certi status quo e agiamo per il nostro bene e quello della nostra società.
Buon 25 aprile a tutti!

domenica 24 aprile 2011

Magica gioventù

Ormai è provato: viviamo in un paese che sembra spingere i giovani sempre più giù e i potenti sempre più su.
Quanto vale un giovane nella società italiana?
Costretto  a  cumulare titoli di studio dopo titoli, come fossero punti, ad emergere tra migliaia di confusi esserini presenti sulla terra per afferrare il suo osso,  deve sempre  sgomitare per trovare spazio e sorridere.
(Il sorriso non deve mancare mai, poi se sei donna e ti metti una bella minigonna, acquisterai senz'altro più credito!)
E non azzardatevi a pensare che al lavoro corrisponda sempre una remunerazione o quantomeno una sorta di "riconoscimento".  Quella che fino a qualche tempo fa era la "povera" generazione a mille euro, si è trasformata in magica gioventù con diritto a zero euro.
Hai studiato come un matto per tanti anni e hai pure una laurea? Non gliene frega nulla, almeno per il momento. E non importa se sei povero e non puoi permetterti la pluri-maxi specializzazione, l'Università privata o il master super figo altrove nel mondo o non puoi svolgere stage o pratica senza nemmeno un rimborso spese.
Tu giovane, ricco di volontà, devi faticare affannosamente per avere diritto ad una borsa di studio, ad un contributo alloggio, per avere diritto all'istruzione e alla formazione, per avere un pò di attenzione, per avere una vita a tua immagine. Devi sempre ripiegare le tue aspettative sui genitori o sui quei pezzetti di diritti  sociali rimasti e se non puoi farlo, fatti tuoi!
Già ti sei laureato? accontentati e trova un lavoro, magari completamente incompatibile con gli studi per cui hai faticato. Devono andare avanti solo quelli che possono scivolare senza pena nel magico tappeto delle celebrità!
Questa è l'immagine della società italiana e molti fanno finta di niente. Stanno racchiusi nel loro guscio e non vedono al di là.
Tanto si sa che è così!
E quindi non si può far nulla? Si deve accettare lo status quo per com'è ?

L'art. 34 della nostra Costituzione (quella che ancora oggi dà fastidio a molti) stabilisce che:

La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

Cosa resta oggi di questi principi? Ai presenti l'ardua sentenza!
Però vi devo dire che non è sempre e necessariamente così! Non credo né nel determinismo né nella capacità di sopravvivenza ma solo nella capacità di appoggiarsi alle proprie forze e a quelle di chi ti sta accanto e di andare avanti.
Qualche mese fa, credevo che la mia vita quotidiana avesse preso le forme "standard" (insomma mi sento sempre un pò atipica") dello stagiaire "tipo". Poi, tutto ciò che potessi desiderare si è avverato. E così sono approdata ad un frammento del mio sogno europeo: tanta fatica, ma grandi soddisfazioni!
 Quindi sogna, ragazzo, sogna! e se ti sembra che il mondo non sia più a tua misura e sia faticoso starci dentro e che i tuoi diritti siano affievoliti, continua per la tua strada, talvolta ardua magari, ma non smettere di correre e costruire e se cadi rialzati. Non lasciare che quei potenti ti lascino i resti del loro piatto ingordo né che che ti sottraggano alla tua magica gioventù.

Nulla si distrugge, tutto si ricicla!

Qualche giorno fa, ho visitato un centro di riciclo dei metalli c.d. "Cash metal" e un centro di raccolta differenziata di tutti gli altri materiali che affollano la nostra società nella cittadina francese di La Capelle, nella Regione della Piccardia.
Non ci si dovrebbe sorprendere, in tempi moderni e in società più o meno civilizzate, quali quelle in cui viviamo, del fatto che se tu, cittadino,  hai un bel po’ di materiale di vario genere da eliminare, puoi usufruire di alcuni servizi (si avete capito bene servizi!) e pensare addirittura di "liberartene" offrendo un gran "service" anche all'ambiente in cui viviamo.
Così la tua ingombrante lavatrice, l’enorme quantità di ferro stipata in garage, la tua auto vecchia e non più funzionante, le insopportabili scatole di alluminio di cibi e delizie varie consumati e già digeriti, possono ancora valere qualcosa, non solo in nome del rispetto del così “caro” ma maltrattato ambiente ma anche per il tuo portafoglio. Pensate che è davvero facile!
Come fare? Basta recarsi in uno di questi centri, sparsi un po’ ovunque in Francia. Il tuo carico di metalli  e ferro da riciclare è pesato all’ingresso, dove gli addetti provvedono a registrare i tuoi dati e la targa della tua automobile. Poi si scarica il materiale “ingombrante” e (senti, senti!) all’uscita ti pagano pure! Come? Ti pagano?
Si,  ci hanno valutato un ammontare di 250 Kg circa 50 euro! Niente male!
Il principio è semplice e facilmente accettabile dalla community: Ti liberi di tutte le ferraglie che non ti servono più, eviti di abbandonarli per le strade o sui marciapiedi e vieni pure remunerato - ricompensato per il tuo impegno nei riguardi dell’ambiente  e per il tuo stile di vita anti-inquinamento.  Idea geniale e semplicemente pratica!
E noi come siamo messi?
www.cashmetal.fr


In Italia esiste solo una filiale in provincia di Torino: