Il flusso...

Il flusso dei pensieri di una mente è un turbinio di emozioni e di sensazioni.
Io osservo la realtà e la descrivo, così per come è filtrata attraverso i miei occhi, la mia mente, il mio cuore, così per come la vedo io.

lunedì 24 dicembre 2012

Si fa presto a dire Natale

Si fa presto a dire Natale.
In questi giorni, riaffanciandomi sul mondo reale, mi sono resa conto, per la prima volta, del numero considerevole di negozi che ha chiuso i battenti.
Passo dopo passo,  le loro saracinesche si sono abbassate e il sogno di tanti piccoli negozietti indipendenti ha preso il volo.
Si fa presto a dire Natale.
Peccato, che nel frenetismo generale, mi è capitato di ascoltare conversazioni tra lavoratori inferociti per gli orari full time e nessuna voglia di impacchettare, infiocchettare e consegnare regalo e sorriso.
Del resto posso capirli.
Si fa presto a dire Natale.
Tutti immersi nel vortice dirompente dell'acquisto last minute.
Camminare, guardare (quando si ha tempo), pagare.
Acquistare, acquistare e acquistare.
Si fa presto perché si deve far presto.
Molti finiscono per comprare ciò che di più futile c'è.
Troppi, quest'anno, hanno avuto tutto il tempo per pensare a come far quadrare i conti, perché quel bancomat sempre chiuso nel portafoglio, in realtà, era in sofferenza. E pure loro soffrivano.
Consapevoli di non potere ma di volere regalare ai cari nient'altro che il sogno della felicità.
Nient'altro che il sogno.
Perché da domani si ricomincia.
Si fa presto a dire Natale.
Intanto, io sono contenta che sia arrivato presto perché stasera ritroverò la mia famiglia tutta unita e il mio magico Pino.
Anche se mi toccherà mangiare l'agnello :-)
Si fa presto a dire Natale.
Oggi, l'unica persona che ho incontrato per strada felice e serena si trovava ad un semaforo e come un angelo dal sorriso candido teneva in mano una bacchetta magica per lavare i vetri.
Lavava i vetri e rideva felice.
Ad un certo punto, non sono riuscita a dirgli che per me erano puliti e non mi interessava.
E poi, aveva la bacchetta magica, quella della felicità.
Quella che molti hanno e non sanno usare.
Quella che pochi sanno trovare.
Quella che ti dà la direzione giusta per la notte di Natale.

venerdì 21 dicembre 2012

Quanto pesa un sogno?

Non avresti mai pensato che la tua valigia dei sogni fosse così pesante.
Così carica di libri.
Eppure, un giorno hai dovuto riempirla, facendo i conti con i vari tentativi degli ultimi anni, di svuotarne il contenuto.
Quanto pesa un sogno?
In quel momento, in cui hai messo un libro, anzi un codice sopra l'altro, hai faticato per allinearli, in modo da non spiegazzare le pagine, ne hai percepito tutto il peso.
Un fardello abnorme.
Volevi essere leggero, libero e felice e ti ritrovi a trascinare fino ad un carcere una valigia enorme, carica di sogni troppo pesanti.
Talmente pesante che ci è voluto l'aiuto del commissario "nemico-amico" per sollevarla su un tavolino traballante.
Ecco, traballante. In quei giorni, in un primo momento, mi sono sentita così.
Come se non bastasse, poi,  mi hanno separato da tutti i punti fermi del mio ultimo periodo.
E io, per natura, ho sempre avuto bisogno di punti fermi, di dosi di equilibrio miste ad un poco di follia.
Mentre tutti gli altri si accomodavano più o meno soddisfatti per la loro postazione, io ancora una volta, ero là da sola a lottare contro un fardello enorme. In un corridoio triste ed anonimo.
Era stato inutile cercare di sgonfiarlo, modellarlo, moderando calma e pazienza; per quanto facessi finta che non ci fosse, tornava sempre a farmi compagnia.
In quel momento, ho pensato, ancora una volta, che avrei dovuto lottare da sola.
Poi, si è proceduto alla dettatura.
In un attimo, ancora una volta, mi sono sentita più traballante.
Non doveva andare così pensavo.
Ero sicura, che in quel vortice di incertezze, avrei trovato qualche argomento amico.
E invece no. Ancora quel fardello.
Poi, come accade sempre, quando ti senti minacciato, ho cominciato a guardarmi intorno alla ricerca di familiarità.
A poco a poco, ho pensato che se non l'avessi trovata, avrei potuto cercarla comunque.
A poco a poco, il fardello ha cominciato a rimpicciolirsi.
La pesantezza ha lasciato spazio alla leggerezza.
Com'è successo?
È bastato guardarsi dentro e intorno.
E così mi sono aggrappata ai miei sogni che, in fondo, erano pure loro dei punti fermi. Desiderio di equilibrio misto ad un poco di fantasia e genialità.
E così è andata.
È bastato aggrapparsi ai sogni, allo sguardo rassicurante dei miei gladiatori preferiti che, ogni tanto, apparivano all'orizzonte quando staccavo lo sguardo da quel foglio bianco ma carico di sogni.
Ho pensato alle parole di qualche saggio, alla fatica di mio padre e di mia madre per offrirmi felicità, a mia nonna che non aveva avuto la fortuna di imparare a scrivere e a mio nonno che metteva una X quando firmava i documenti, dinanzi al mio stupore di bambina.
A tutte quelle ore trascorse in attesa nei corridoi dei Tribunali. Alle porte sbattute in faccia perché tu eri troppo poco per contare o era troppo tardi.
Ma anche al sorriso di chi mi accoglieva sempre con magnanimità.
E sono scivolata via, dimenticando quel fardello enorme.
Si un fardello.
Poi, mi sono svegliata e ho pensato che, per quanto possano sembrare pesanti o apparire come incubi, i nostri sogni vanno sempre vissuti. Sempre.
Ho rifatto la valigia. Stavolta meno carica di libri e con un pò di speranza in più.
L'ho riempita più che potessi. Stavolta, a mio piacimento.
E così, sono tornata ad essere leggera, libera e felice. Almeno per il momento.