Il flusso...

Il flusso dei pensieri di una mente è un turbinio di emozioni e di sensazioni.
Io osservo la realtà e la descrivo, così per come è filtrata attraverso i miei occhi, la mia mente, il mio cuore, così per come la vedo io.

domenica 8 dicembre 2013

Siamo d'inverno? La mafia uccide solo d'estate

"La mafia, quale mafia?"
Il cinema è pieno, le risate volano via leggere prima di arrestarsi nei singhiozzi e in lacrime sofferte che scorrono lungo il viso. Ridi, gioisci e piangi.
Non puoi non restare stregato e affascinato da un film brioso, intelligente ed incredibilmente dolce.
Dominato per gran parte della pellicola dalle impressioni dei bambini, oggi filtrate dall'occhio adulto, lucido e consapevole, di chi lo è stato nella Palermo degli anni '70 e '80.
Anche se io sono nata dopo, ne vengo avvolta, coinvolta e rido e piango.
Io posso parlarvi di antimafia. Perché quando hanno ucciso Falcone e Borsellino era l'estate dei miei sette anni e, anche se me lo ricordo come fosse ieri quel dolore, prima non c'ero e se c'ero non posso ricordare.
Non ho conosciuto né ricordo i morti ammazzati per strada o le sirene assordanti e segnale di morte che ancora oggi sono impresse nella mente di chi era già adulto e genitore.
Io posso parlarvi dell'operazione dei Vespri Siciliani, quando la città venne "riempita" di militari ai lati delle strade per renderla più sicura. Persino il marciapiede della mia scuola, ai due lati dell'isolato, non molto lontano dall'Albero Falcone, aveva sempre due militari onnipresenti che imbracciavano il fucile, all'entrata e all'uscita, di giorno e di notte.
Per noi adolescenti delle scuole medie facevano perfettamente parte del paesaggio.
Non ci rendevamo conto. Ridevamo davanti alla cancellata, sui muretti, volenterosi di sognare e terrorizzati dall'ennesima probabile interrogazione di lettere.

Posso parlarvi della bellissima manifestazione che seguì un mese dopo la strage di Capaci cui i miei genitori mi portarono con i miei fratelli e delle arance che venivano distribuite, della folla che urlava "Chi non salta cosa nostra è" e dello stupore di certi miei compagni il giorno dopo quando dissi di esserci stata.
Nonostante la tenera età, in fondo se mi hanno colpito così tanto, vuol dire che un pò me ne rendevo conto.
E questo film ti aiuta a rinnovare la consapevolezza, seppur con un linguaggio nuovo che ridicolizza i mafiosi, ti fa ridere e il secondo dopo ti fa sentire in colpa per averlo fatto, lasciandoti percorrere da un brivido lungo tutta la schiena.
Un brivido di dolore. Per come possa essere successo tutto questo, quasi come se tutti potessimo solo assistere al drammatico spettacolo.
Il dolore c'è. Indelebile.
Come quello che proviamo quando Arturo si scontra con la dura realtà e capisce che il personaggio da lui più venerato non è quello che possa alimentare i suoi sogni.
Quando incontra tutti i più significativi uomini che hanno combattuto la mafia nel corso delle sue vicissitudini anche in una veste inusuale e divertente e puntualmente ne subisce la perdita assistendo alla loro tragica uccisione. Fino a quell'idea di dire a Flora la verità, di confidarle il suo splendido amore di sempre, senza riuscire a farlo. Chi leggerà le tracce colorate di questa dichiarazione sarà la prima vittima di un'autobomba devastante.

Ma poi arriva pure la speranza. Quella di riuscire finalmente a conquistare il suo mondo, di fare tesoro della sua consapevolezza ed esperienza per raccontarle agli altri, soprattutto ai più piccoli, per mostrare il miglior esempio del mondo che si possa dare ad un bambino: quello di chi non ha mai abbassato la testa, anche a costo della propria vita, di chi ha creduto nel senso del dovere e della giustizia, nell'amore verso il proprio lavoro e verso gli altri, verso noi che ne siamo oggi testimoni sotto qualunque forma.
Di chi non ha scelto di morire e che voleva solo vivere.