Il flusso...

Il flusso dei pensieri di una mente è un turbinio di emozioni e di sensazioni.
Io osservo la realtà e la descrivo, così per come è filtrata attraverso i miei occhi, la mia mente, il mio cuore, così per come la vedo io.

sabato 26 novembre 2011

Noi figli delle Sig.re Fabbriche...

Se oggi, accadesse a me, alla mia famiglia, quello che sta accadendo ai lavoratori di Termini e non solo, il nostro, il mio, futuro lavorativo già altalenante, sarebbe ancora più arido, vuoto, ancora più incerto.
Un tempo, quando l'apertura di nuove fabbriche creava nuove garanzie di crescita economica, di sviluppo, di emancipazione sociale, di ricchezza, di giustizia sociale, il lavoro era considerato una risorsa, la risorsa più nobile per eccellenza, perché con quello, avevi e guadagnavi tutto; senza quello perdevi ogni cosa.
Oggi, dopo ben 41 anni di attività, più o meno intensa, quel sogno, il sogno di tantissimi lavoratori, che avevano trovato la felicità, in quello scorcio di costa siciliana, deturpata per bisogno di mercato si è infranto.
Gli stanno togliendo il futuro, hanno detto, pensando e parlando non solo per loro, ma soprattutto per quei figlioli, che prima di ogni cosa, senza la sicurezza del lavoro dei loro padri, non avranno la certezza del vivere e del mangiare, non potranno andare all'università, non potranno aspirare al salto di "qualità".
Non stupitevi, anzi vergognatevi per il dolore di questi uomini, padri e nonni, che non accettano il determinismo di scelte imposte dall'alto. Non gioite dell'avvicinarsi del Natale, perché le loro tavole non saranno più bandite a festa, se nelle loro case ad essere bandito sarà il lavoro.
Non state lì a pensare che tanto non vi tocca, perché non oggi può darsi, ma domani, potrebbe capitare a voi, di correre incontro al vostro papà e di vederlo non più ricoperto del "grasso" del nobile lavoro di tutta una giornata, con chiazze qua e là, nere, scintillanti nel blu o nel beige di una tuta ma solo nel suo dolore, privo di stimoli e soprattutto senza la sua più grande ragione di vita, il lavoro onesto.

domenica 13 novembre 2011

Buongiorno Italia

Stavolta è successo per davvero.
L'incubo è finito. 
Ce ne siamo davvero liberati?
Non so, perché per sradicare 17 anni di insano berlusconismo dalle "case" degli italiani e dalle loro formae mentis non bastano un pomeriggio segnato dalle dimissioni e l'inizio delle consultazioni, non bastano i voti perduti e i "pentimenti" avvenuti.
Non basta un sospiro di sollievo e una buona dose di incredulità.
Ci ha accompagnato prima per tutta l'infanzia con i suoi spot che invadevano lo spazio dei  cartoons, invitandoci a "ricordare" ai nostri genitori di andare a votare; poi ha invaso le nostre cassette della posta obbligandoci a sgualcire tra le mani un opuscolo sulla fantastica storia di un italiano "vero", uno "che si era fatto da sé", da ammirare e rimirare, attaccato al senso della famiglia e alle sue creazioni: imprese, giornali, squadre di calcio e le sue "care" televisioni.
Quelle che avrebbero dovuto chiudere i riflettori tanto tempo fa e che invece, in questi anni, hanno continuato a macellare quei brandelli di intelligenza che ci erano rimasti e che per fortuna non hanno contaminato proprio tutti.
Ha continuato a perseguitarci in tutti questi anni, con le sue false promesse, bugie e apparenze.
Ha affascinato e stregato, per carità, non tutti fortunatamente.
Ha pagato, comprato e riscosso; ha mentito, ha pensato e fatto di tutto per poter sopravvivere, ma stavolta non ce l'ha fatta.
Il suo sogno si è spento.
E in noi si è riaccesa la speranza e la voglia di riprenderci quest'Italia ferita, tradita, maltrattata, logorata, abbandonata e troppe volte inerme, altre volte straordinariamente reattiva.
Tutto era cominciato quel pomeriggio di una domenica di febbraio, il 13 per l'esattezza, quando un'ondata di donne e non solo, giovani, adulti e bambini, si erano riuniti nelle più importanti piazze d'Italia e del mondo per dire no alla tanto ostentata mercificazione della donna e all'elogio del carrierismo facile, alle conquiste senza sacrificio e sforzo, a quella abominevole ondata, lanciata dall'ex primo ministro, che riduceva le figure femminili ad acquirenti, a titolo gratuito, di favori senza alcuna dignità.
Poi aveva continuato ad espandersi, quel forte vento democratico, irradiando altre piazze: dapprima le elezioni comunali di città come Milano e Napoli e poi  i 4 referendum del mese di giugno, altro forte segnale di democraticità.
Ripenso ancora a quella piazza Bourse di Bruxelles e a quel cartello: Basta con le Berlusconneries!
Forse non tutti si sono resi conto, in tutto questo tempo, del male che ci ha cagionato e dei drammi e danni cui ci ha condannato.
Adesso, occorre rimboccarsi le maniche, occorre ricostruire questa nostra società in ogni suo settore.
Noi giovani abbiamo bisogno di riavere speranza e di sentirci utili in qualche cosa, abbiamo bisogno di pensare che i nostri sacrifici non vadano più ogni giorno ignorati e perduti.
Pensiamo che sia giusto oggi restituire a tutti noi dei saldi punti di riferimento: il primo, lo abbiamo sempre avuto e in questi giorni, ci ha dimostrato di avere a cuore, con l'oculatezza delle sue scelte e la responsabilità della Sua istituzione, il presente, passato e futuro dell'Italia; gli altri, spero che emergano pian piano e ci guidino verso i massimi gradi di una nuova sana e concreta democraticità.



lunedì 7 novembre 2011

Panta rei: tutto scorre

Io stento a credere che siamo nelle ore decisive.
Mi chiedo cosa succederà domani e tutta l'Europa se lo sta chiedendo.
Può darsi, che come al solito, non succeda proprio niente, che si apri come al solito la furtiva compravendita di voti di improvvisi devoti o apparenti tali e che tutto resti fermo, anzi nemmeno più; è più probabile che tutto crolli, come già sta accadendo da tante ore.
Tutti stanno aspettando l'8 novembre 2011,  e per tutti intendo l'intero mondo politico, finanziario e anche quella parte di mondo "reale", tutti noi compresi, cittadini,  lavoratori, disoccupati, sfollati, terremotati, donne, anziani, bambini, gli onesti, le vittime di questo infame Governo, le vittime di questo triste mondo.
Ci vuol coraggio ad esaltare gli eletti del clubbino che possono ancora darsi al ristorante, scambiandoli per una bella maggioranza.
Ci vuol pazienza a sopportar l'indifferenza, quando hai 8 anni, sei appena scampato ad un'alluvione e rimarrai per sempre, ogni notte e ogni mattino, al risveglio, tormentato da una sola immagine in compagnia di un amaro sentimento di impotenza e senza la tua mamma.
Stavolta, stiamo assistendo al dipanarsi della metafora di un'Italia ormai stanca.
Stavolta,  non c'è stato spazio per l'affannosa ricerca della gloria e per il grido dei proclami; stavolta non abbiam visto alcun tentativo di mercificazione del dolore altrui e di oltraggio alla memoria.
Stavolta, come diceva oggi Le Monde, "è finita, Silvio, hai smesso di aggrapparti".
Questa volta, mentre la gente annegava senza alcuna possibilità di seconda chance, nè di godere dei "benefici" dei tanti sospirati e concessi condoni, non ci sarà niente che potrà arrestare quest'onda anomala, questa forza dirompente della natura. E anche lui ne è rimasto vittima.
Tutto scorre e non c'è rimedio, o despota,  né alla crudeltà della natura né all'intelligenza dell'uomo.
Tutto scorre lasciando i resti, i detriti, spazzando via non solo ciò che è bello e buono ma a volte anche ciò che di più marcio c'è.

martedì 1 novembre 2011

Il puzzle impossibile

Sembra che raccogliere i pezzi e cercare di assemblarli tutti insieme, sia diventata un'attività impossibile, senz'altro scomoda.

In verità, nessuno vuole più farlo perché le parole hanno preso il sopravvento e queste ci rendono forti, per dire il vero, ma non risolvono nè i nostri dilemmi, nè tantomeno i problemi.

E allora come si fa a raccogliere i pezzi e a fare un bellissimo puzzle, quando tutto sembra sfaldato e sfocato.
Non è così facile, come quando da bambino, ti regalavano un puzzle, anche di 1000 pezzi e tu ti dedicavi corpo e anima a quell'unico obiettivo. La verità è che si son perduti gli obiettivi e non si pensa più nemmeno agli strumenti per raggiungerli. Quelli poi, devi fabbricarteli da solo. Almeno questo ho imparato.
E allora, come si fa a cercare di assemblare i pezzi, quando non riesci a trovare dei capisaldi.

Come si fa a non sentirti solo e tristemente povero, aggrappato solamente alle tue idee e valori, quando non sai dove sbattere la testa, perchè non hai più un lavoro e non puoi più riavercelo. O probabilmente non ce lo avrai mai. Senza poi pensare alla fatidica "pensione".
Che sarà mai, o forse non ci sarà mai.
Come fai ad avere fiducia nelle istituzioni, quando sanno produrre solo e semplicemente chiacchiere?
Noi, giovani e meno giovani, vogliamo risultati e felicità.
Ci ripetono in continuazione che i precari sono la loro priorità; ma non è vero.
Davvero pensano a noi, quando tutti questi soggetti si rintanano nei loro appartamenti di lusso, con arredamento rigorosamente moderno o sfrecciano nelle loro automobili super lussuose.
Davvero si degnano di occuparsi di noi quando sanno solo ricevere e mai dare?
Smettetela di raccontarci storie, perchè a quelle nemmeno credono più i bambini.
Siamo solo dei poveracci, derisi dal mondo intero e rinchiusi nell'immobilismo delle nostre paure.
Non è pessimismo, ma solo realtà.
E allora mi consolo pensando a questi versi che ridanno senso alle nostre piccole abilità:
"Amica cara amica speranza
parti da qui dalla mia stanza
e vola sali più alto della paura
che ci corrode che ci tortura
e vaiiii
corri più della paura
che ti corrode che ti consuma e vola
io lo so che lo sai fare
e niente ci potrà fermare più".
Si chiamano sogni e noi ci crediamo ancora.