Il flusso...

Il flusso dei pensieri di una mente è un turbinio di emozioni e di sensazioni.
Io osservo la realtà e la descrivo, così per come è filtrata attraverso i miei occhi, la mia mente, il mio cuore, così per come la vedo io.

domenica 27 gennaio 2013

Cronache di una prima settimana alsacienne

Scusi, vorrei sapere cosa occorre per avere l'abbonamento mensile. Sono studentessa.
La madame dietro lo sportello mi chiede: "Quanti anni ha?".
Io rispondo: ventotto! Non sono certo felice per quella domanda.
Non lo sono perché so che la riduzione per studenti funziona solo fino ai 25 anni. E io ne ho ventotto.

Troppi. In Francia, ventotto anni sono troppi per essere uno studente.
In Francia, ti "aiutano" ad uscire dal nucleo familiare molto tempo prima.
Prima, insomma. Perché è davvero importante essere indipendenti e anche liberi.

Liberi di decidere di prendere in affitto un appartamento per starci soli o in due.
Liberi di godere del fine settimana dopo sei giorni di lavoro.
Liberi di poter  uscire dal portafoglio, quella carte bleue, all'Università o al ristorante, che ti aiuta a sentirti fiero ed indipendente.
Poi, è normale che mi sento continuamente stanca e presa in giro per le conneries italiennes.

 Quelle che ci raccontano ogni giorno, quelle del merito e dell'esser choosy; quelle sparate troppo forte per non provare rabbia e disgusto.
Per lo più, ultimamente, ancora più amare e disgustose dopo l'ennesimo ritorno delle berlusconneries.

Ha proprio ragione Roberto Saviano quando dice che bisogna lasciarlo solo e isolato come un bambino di settantasei anni, che insiste  troppo per ottenere qualcosa dai genitori. Lasciarlo perdere.
Ci riusciremo mai?
In Italia, noi "genitori" di tanti bei valori, di meriti e successi, di fatiche e sacrifici, ci siamo proprio stufati.
E così, come faccio a non gioire della mia prima settimana alsacienne?.
In Italia, ho trascorso un anno e mezzo credendo di avere il volante tra le mani per potermi sentire abbastanza libera di muovermi.
Ma quando afferravo quel volante, mi scontravo con troppe anomalie e disagi.
Ha mai lavorato? No. Cioè si. Beh, in realtà ho fatto uno stage di due anni in uno studio legale.
Ma sa, non è remunerato. Scusi, ma allora che lavoro è?
Nel frattempo mi agitavo tra una circonvallazione e un parcheggio che non c'era mai, per riuscire ad arrivare in orario. L'ora esatta e l'orario, la mia ossessione per due anni. Per soli sette km di distanza dal mondo quotidiano. Troppo, troppo distante da me.
L'altro giorno, ho preso per la prima volta il tram, alla fermata "Homme de Fer".
Qua è facile orientarsi. Pur non guidando, sentivo di aver un bel timone tra le mani.
Dieci minuti, trascorsi tra uno sguardo e un altro intorno a me.
E intanto, guardavo fuori, quei "coraggiosi" capaci di sfidare il freddo, correndo felici in bici. Felici.
Strano. Fuori, c'è la neve. Ma loro se ne fregano e sfrecciano liberi.
Nonostante le spaventose linee del tram che ti "intralciano" il cammino e le zone pedonali.
A Palermo, ti ucciderebbero all'istante. E sarebbero terribilmente tristi (molti, certo, per fortuna non tutti) di non poter piazzare quella cavolo di auto ovunque vadano, a due metri dall'università, dal centro commerciale, dal centro di analisi, da Louis Vuitton (stranamente, qua questi negozi sono vuoti e non fanno la fila come da noi, credendo di contare di più, se vi hanno accesso e se espongono seriali ed insignificanti "borsette" lungo una strada dissestata). A due metri  dalla posta.
Oh la posta. Che cosa assurda. Qua i maledetti cedolini per le raccomandate A/R etc li piazzano su una bella scrivania all'entrata, così se ne hai bisogno, non sei costretto a scavalcare, tra il linciaggio generale, gli altri in attesa, perché credono che tu gli voglia "fottere" il posto.
Sono piccoli dettagli, trovo. Ma importanti, nel delirio della vita quotidiana.
Vita quotidiana. Strasburgo è una città ricca, ma ricca di tanti buoni esempi. Avrà di certo anche i suoi lati negativi. Ma qui ho l'impressione che la gente sia più felice.
Perché sa di contare qualcosa.
Era scioccata, al mio arrivo all'università, quando la Responsabile di Relazioni internazionali, ha voluto accompagnarmi ovunque per spiegarmi tutto e soprattutto la dislocazione delle varie aule e uffici.
Mi parlava e conosceva già il mio nome.
E la guardavo, pensierosa. Pensavo a quante volte sono stata costretta a correre alla ricerca di uffici senza sapere dove fossero, ad assorbire senza poter urlare il malessere dei responsabili di quegli uffici. Troppo poco pagati, troppo mal organizzati,  a volte per nulla appassionati.
E ora lei teneva, con calma e cura, a spiegarmi tutto perché non mi sentissi perduta.
Perduta. Quanta gente deve aver goduto nel vedermi spaesata e perduta.
Ma ora sono qui, incastrata tra l'attesa di una borsa di studio e la voglia di vivermi questa città.
Felice di ascoltare professori motivati nel parlare di diritti.
Poi la professoressa ha pronunciato un parola: per me il diritto internazionale è una passione.
Strano. Quante volte la si dimentica o la si è dimenticata. Ora, intanto, sono qui.
Felice di sentirmi appassionata.